AltroNovecento

AltroNovecento

“AltroNovecento. Ambiente-tecnica-società” è la rivista digitale fondata da Giorgio Nebbia. La rivista dà conto tempestivamente delle attività del Centro di storia dell'ambiente, sia per quanto attiene la documentazione e le ricerche che per la divulgazione e la didattica.

Nell'editoriale del primo numero, uscito l'1 novembre 1999, a cura di Giorgio Nebbia e Pier Paolo Poggio, viene presentata così:

"Altronovecento vuole essere una rivista di storia, soprattutto della storia minore o degli eventi minori della “Grande Storia”. Solo per fare pochi esempi. Si sa tanto, forse quasi tutto, sul fascismo, ma pochissimo è stato scritto sull’altro fascismo, quello dell’autarchia, della condizione operaia, delle deportazioni interne di operai apuani mandati nelle miniere del Sulcis, della vita di fabbrica. Si sanno molte cose sugli “orrori” del comunismo, cancellati – finalmente! – perfino facendo sparire i nomi di Leningrado e Stalingrado, ma chi ricorda i sacrifici e l’eroismo del milione di morti nell’assedio di Leningrado, scusate, di San Pietroburgo?! E, prego non equivocate, i molti milioni travolti nella marcia verso l’industrializzazione forzata?! Si esaltano le glorie della Fiat e dell’industria chimica, ma chi ricorda i morti avvelenati nelle fabbriche per aver respirato solventi clorurati, amianto, fluoruri?

Nel corso del secolo il Progresso, a cui non possiamo rinunciare, ha perso man mano l’alone mitico da cui era circondato; ridottosi a sviluppo e poi a crescita non ha cessato di travolgere culture, ambienti, popolazioni, paesaggi… di aggredire la biosfera. Sapendo un po’ meglio come sono andate e come stanno andando le cose si potrà decidere liberamente come comportarsi. La specie umana non può affidarsi all’istinto e anche le emozioni sono collegate alla conoscenza. Saperne di più sull’ “altro” Novecento, quello dell’industria e dell’ambiente, ci pare che sia ad un tempo interessante e utile.

Il territorio italiano è pieno di ruderi di fabbriche, miniere, opifici, qualcuno salvato e restaurato, ma chi ricorda quello che vi si fabbricava, quali materie erano trattate, quali scorie vi sono sepolte, chi ricorda i nomi e il volto delle operaie e degli operai, ma anche dei dirigenti, che vi hanno passato la vita, chi ricorda le innovazioni che sono state le premesse dell’attuale società industriale e dei consumi?

Nel corso del Novecento i movimenti di base hanno rivendicato nuovi diritti – il voto alle donne, la diminuzione dell’orario di lavoro dei ragazzi, il pacifismo, il diritto alla salute in fabbrica e quello all’aria pulita, l’internazionalismo – ma il secolo si chiude con una grande operazione di oblio e di revisionismo, politico ed ecologico, nel nome delle grandi virtù di un società globale, ricca di merci e di fortune finanziarie, di arroganza e di esaltazione del successo del più forte, in una spietata competizione darwiniana.

Altronovecento vuole scrivere qualche pagina che ricordi le contraddizioni, che instilli un qualche dubbio sulle virtù del capitalismo assurto ai fasti di ultima e unica religione, che ricordi che l’oro delle saldature dei circuiti elettronici dei computer e dei telefoni cellulari, i diamanti delle sfilate di moda vengono, “ancora” nel Duemila, estratti da operai neri o sudamericani nelle miniere fumose, per salari di fame, come avveniva nell’Ottocento e nell’ “altro” Novecento."